Il lavoro del futuro secondo i giovani

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Il lavoro del futuro secondo i giovani
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Nel primo episodio “Lavoro UNDER 35: parlano i giovani di OpenSymbol” abbiamo chiesto ad alcuni dipendenti under 35 di OpenSymbol di darci il loro punto di vista su quali competenze e caratteristiche aiutano un giovane a muovere i primi passi e, perché no, affermarsi nel mondo del lavoro.
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Oggi invece vogliamo soffermarci su come il lavoro si plasma agli occhi di un giovane e su come le giovani generazioni tracceranno il percorso e l’evoluzione del lavoro del futuro.

Andiamo dritti al sodo..Il lavoro del futuro come se lo immaginano i giovani?

“Sempre più legato alla vita al di fuori del lavoro. Vita e lavoro li vedo come due cose che necessitano di stare in equilibrio e di sostenersi a vicenda, penso sia questa la sfida principale per il lavoro futuro.”

Se una delle priorità per i giovani diplomati e laureati è sicuramente la carriera e il successo, così come incentivi dal punto di vista remunerativo, al secondo posto si posiziona saldamente l’equilibrio tra lavoro e benessere.

A confermarlo è una statistica recente dell’OCSE che ha indagato sull’indice “Better Life” e ha sottolineato come i traguardi lavorativi debbano essere perseguiti e conciliati anche con il giusto tempo da dedicare alla propria vita privata, extra lavorativa.
Una vera e propria sfida considerato che grazie al lavoro “mobile” siamo connessi 24/7.

Sfida ma anche opportunità. Anna infatti ha delineato il lavoro del futuro come “flessibile in orari e sedi di lavoro (smart working) e basato su obiettivi”.

Un ulteriore punto di vista è quello della “convivenza” tra uomo e macchina, dove entrambe le parti collaborano in modo arricchente senza annullarsi e del costante avvaloramento di doti e qualità che inevitabilmente restano più nella sfera umana. Enrico ci ha detto:

“Me lo immagino di due tipi:
1) supporto alle macchine che eseguiranno tutte (o quasi tutte) le attività operative
2) lavori dove la fantasia, la creatività, il pensiero umano sono determinanti.”

Dai giovani, per i giovani.
Abbiamo chiesto agli intervistati di descrivere con una frase il lavoro a portata di giovane, ecco due risposte:

“Credo che una delle prospettive migliori per un giovane sia quella di poter gestire in autonomia un progetto di piccole dimensioni, in modo da poter dimostrare le sue potenzialità e - come si suol dire - farsi le ossa.”

“Un lavoro che permetta il più possibile di valorizzare ogni sfumatura dei propri talenti.”

Insomma, per un lavoro a portata di giovane la persona occupa un ruolo centrale: nella possibilità di mettersi in gioco imparando e, allo stesso tempo, nell’opportunità di dimostrare le proprie attitudini e i propri punti di forza, per renderli parte fondamentale della propria crescita professionale.

L’Italia non è ancora un paese per giovani imprenditori.
Come varie ricerche ribadiscono, diversi fattori nel Belpaese frenano la nascita di giovani imprenditori, tra cui carenze sul piano culturale e formativo; i diversi percorsi di apprendimento, infatti, non stimolano la propensione alla creatività e all’imprenditorialità.

L’educazione all’essere imprenditore gioca veramente un ruolo fondamentale? Sì, a dimostrarlo sono i giovani studenti delle scuole superiori nei paesi scandinavi che, partecipando a percorsi formativi volti all’imprenditorialità, hanno presentato una propensione cinque volte più alta dei coetanei nell’avviare una propria impresa.

Noi da questi spunti ci siamo lasciati ispirare.

Se chiedessimo ad un(a) giovane di immaginarsi imprenditore/imprenditrice o fondatore di una startup: cosa non dovrebbe mancare nella sua azienda?

“L'etica, l'impegno, l'innovazione continua.”

“La mission.”

“La comunicazione tra le persone.”

Da una parte dunque obiettivi chiari e un percorso di crescita e innovazione continua, perché non è importante solo la meta ma anche stabilire la rotta per raggiungerla, e dall’altra l’importanza delle relazioni e dell’impegno di ciascun compagno di viaggio. Insieme, queste due componenti rifletteranno l’impatto dell’azienda.

Concludiamo in bellezza con una delle domande alla quale ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha dovuto rispondere (della serie...domande da colloquio):

Dove ti vedi tra 10 anni?

“Come ora, in un percorso in cui io sia felice delle situazioni di vita e di lavoro che starò vivendo.”




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